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C’era una volta...

  • Immagine del redattore: Susanna Morante
    Susanna Morante
  • 12 mag 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

È una percezione comune distorta che le fiabe siano storielle consolatorie e divertenti “per piccoli”. Al contrario, la fiaba letteraria è molto articolata e richiede la comprensione di vari livelli di significato (la storia, i luoghi, i caratteri dei personaggi, i riferimenti valoriali, le metafore). È letteratura per adulti che, per bizzarre corrispondenze dell’anima, piace anche ai bambini. (“Insegnare con la letteratura fiabesca” di Rosa Tiziana Bruno)



Quante volte vi sarà capitato, leggendo un romanzo di un autore straniero, di percepire aspetti e peculiarità di altre culture che vi erano estranee fino a quel momento? Molto tempo prima dell’invenzione del romanzo moderno questo compito di trasmissione della cultura locale era affidato a miti e fiabe, racconti orali che nei secoli più recenti sono state trascritte da diversi autori, con l’intento di preservare le caratteristiche in esse racchiuse.

La narrativa ricopre naturalmente un ruolo di primaria importanza per l’analisi dei contesti socio-culturali in cui essa si sviluppa; non è un caso che i primi studi approfonditi sulle origini della Fiaba come genere risalgano al periodo in cui anche l’antropologia moderna e la psicologia si sviluppavano come scienze autonome.

Originariamente le fiabe erano pensate per un pubblico adulto e soprattutto popolare; in esse vi si ritrovavano credenze, paure e fantasie della povera gente ed erano un modo efficace di intrattenere la famiglia nei momenti conviviali, poiché caratterizzate dalla presenza di personaggi e situazioni fantastiche -assai coinvolgenti a livello emotivo- e molto spesso un intento, più o meno esplicito, di formazione o crescita morale.

I fratelli Grimm, ritenuti i fondatori della ricerca sul racconto popolare, partivano dall'idea che ogni popolo ha una sua anima che si esprime con la massima purezza nella lingua e nella poesia, nelle canzoni e nei racconti, che perciò costituiscono una risorsa fondamentale per ricostruire le origini della nostra cultura, ed in particolare dei ceti medio-bassi. Nasce così in quel periodo la convinzione che tutti gli uomini, a qualsiasi etnia o cultura appartengano, possiedono fondamentalmente la stessa struttura psicologica e se esistono differenze, queste sono di carattere culturale.

Anche Freud diede il suo prezioso contributo nell’ambito dell’analisi della fiaba;

molti studiosi di psicoanalisi, rifacendosi alle sue teorie, sono stati indotti a vedere nella fiaba una sorta di “risoluzione catartica” dei problemi legati alla crescita dei bambini, avendo essa molto spesso degli eroi giovani che affrontano una serie di prove di iniziazione all’età adulta, caratteristica riscontrabile nei romanzi di formazione. Nella concezione di Jung, personaggi e situazioni fiabesche costituiscono degli archetipi dell’etica e della fantasia, e costituiscono un piano privilegiato per la comunicazione con l’inconscio.

Ciò detto, quali sono i vantaggi derivanti dalla lettura delle fiabe ai bambini? Quali benefici possono essere tratti da questa particolare forma di interazione intergenerazionale?

Come è noto la lettura ad alta voce di per sé non solo facilita l’alfabetizzazione linguistica, permettendo al bambino di sviluppare un vocabolario più ricco ed articolato, ma fornisce anche gli strumenti per l’attivazione del pensiero narrativo e della capacità di astrazione, aiutandolo a distinguere realtà e fantasia attraverso la valutazione degli elementi del racconto, riconoscendo quelli che trasgrediscono la logica e la razionalità (molto utile in questa epoca dominata dalle fake news). Inoltre, grazie al racconto, diviene più facile imparare ad individuare alcune modalità relazionali positive, come la collaborazione e la solidarietà, oppure negative come l'inganno o l'invidia, sviluppando così un’idea su come sia meglio comportarsi nei confronti dell'altro e del mondo, e scoprendo al contempo il proprio universo emotivo, trovando risposte efficaci di fronte a situazioni difficili. L’immedesimazione infatti è capace di evocare vissuti emotivi personali anche in chi non è ancora in grado di strutturarle narrativamente.

Nel saggio "Insegnare con la letteratura fiabesca" di Rosa Tiziana Bruno, l’autrice spiega quanto la fiaba possa avere funzionalità trasversali su più piani. A livello didattico, infatti, è uno strumento che può essere impiegato in tutte le discipline (scientifiche, umanistiche e artistiche) proprio in virtù delle sue caratteristiche sopraelencate.

Uno degli aspetti più significativi di questa analisi, per me che ho studiato le lingue e letterature straniere, è la capacità di approfondire l’aspetto interculturale, decisamente significativo per conoscere il mondo e chi ci vive.

E’ molto interessante scoprire quante analogie ci siano tra le fiabe della tradizione europea con altre provenienti, ad esempio, dal lontano oriente: naturalmente ciò dipende dagli scambi commerciali e culturali che per millenni sono stati mantenuti tra civiltà così apparentemente distanti. Nel corso del Novecento, una volta identificate le caratteristiche “universali” della fiaba, grazie anche agli studi di Vladimir Propp -che si basavano sulle ricerche etnografiche di quegli anni- è stato successivamente possibile focalizzarsi sulle differenze che intercorrono tra fiabe provenienti da luoghi diversi e che dipendono dalla storia e dalla cultura dei suddetti luoghi.

A tal proposito diventa rilevante, in un’ottica di inclusione, ricercare fiabe provenienti dall’Asia o dal Nord Europa -di cui è più facile reperire testi tradotti nella nostra lingua- e notare come varino le rappresentazioni sociali. Tutte le civiltà, del passato e del presente, tendono ad ambientare i propri racconti in paesaggi familiari e conosciuti, facendo continui riferimenti alle abitudini, alle tradizioni ed alle regole di una specifica società: nelle fiabe russe si trovano spesso la steppa e gli zar, in Arabia deserti e beduini, in Cina tessitori di seta, in Europa principi, e così via; allo stesso modo variano a seconda del luogo anche gli esseri fantastici che vi si ritrovano, dagli gnomi ai draghi. Sono dunque moltissime le informazioni che attraverso le fiabe si possono ricavare al fine di conoscere la vita dei popoli del passato e del presente, ed esse possono diventare un prezioso strumento di arricchimento interculturale.

La narrativa infantile moderna deve molto a tutti gli studi fatti in merito, tanto che si possono ritrovare elementi delle favole classiche in Andersen, Collodi, Barrie, Carroll, Baum, Rodari, Salgari, solo per citare alcuni degli autori più noti. Persino molti cartoni animati amatissimi dai bambini sono spesso reinterpretazioni di antichi miti tramandati nei secoli sotto forma di fiabe.

La casa editrice Giunti ha pubblicato, un po’ di anni fa, una collana chiamata “Mille e una fiaba”, composta da 10 volumi: ognuno è dedicato alle fiabe di una specifica zona del mondo; questo lavoro è particolarmente degno di nota poiché esse vengono presentate al lettore in una versione fedele all’originale (nei limiti del possibile), rendendo più attendibile qualunque interpretazione se ne possa dare.

In conclusione possiamo dire che le fiabe sono una testimonianza preziosa dell’evolversi della civiltà umana, un ricchissimo e sfaccettato patrimonio culturale, e non dovremmo mai scordarci di farne tesoro, per noi stessi e per le nuove generazioni.


...e vissero tutti felici e contenti!


E voi avete in mente qualche fiaba originaria di altri paesi del mondo a cui siete particolarmente legati? Quali reinterpretazioni o trasposizioni della stessa conoscete? In che modo le vicende ed i personaggi sono stati modificati nelle versioni più recenti? A cosa pensate siano dovute tali modifiche?





ALCUNI LINK UTILI PER REPERIRE FIABE DA TUTTO IL MONDO:


Fiabe dal mondo:






Fiabe dei fratelli Grimm:



Fiabe nordiche:



Fiabe cinesi:



Le Mille e una Notte:



BIBLIOGRAFIA:


Rosa Tiziana Bruno, Insegnare con la letteratura fiabesca, Raffaello, 2018

Gino Aldi, Educare con le fiabe, Edizioni Enea, 2014

Jerome Bruner, La costruzione narrativa della ‘realtà, Laterza 1991

Massimo Aliverti, Sogni e bisogni della civiltà contadina. Fiabe, feste, magie, medicine, Ananke, 2001

Italo Calvino, Sulla fiaba, Mondadori, 1995,

Vladimir Propp, Morfologia della fiaba - Le radici storiche dei racconti di magia, Newton Compton, 1991

Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell'Inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, 1982

Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni, Newton Compton, 2010


 
 
 

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